Che cos’è il foklore per Angelo Molinari, maestro benemerito del Folklore lombardo.
FolkNewsSETTEMBRE2023
di Daniele Fumagalli
Il Comitato Regionale Lombarda ha premiato Angelo Molinari, storico presidente de I Bej di Erba, Maestro Benemerito del Folklore Lombardo. Sulle sponde del lago di Iseo e nella splendida cornice di Sarnico, ha ricevuto il meritato riconoscimento, sulle note dei Bej e dei Brianzoli che insieme, per l’occasione, hanno intonato la marcia “Presidente”. E mai citazione fu così d’obbligo.
Qualche giorno prima, la redazione di Folk News (nella persona del prof. Daniele Fumagalli) è andata ad intervistarlo.

Classe 1937, nato l’8 marzo, Angelo Molinari ci accoglie con un salame e due bottiglie di vino già pronte sul tavolo della sua casa di Erba. E più precisamente nel suo studio, tappezzato di locandine, fotografie e ricordi del gruppo dei Bej e una serie invidiabile di libri di storia. Un luogo che rispecchierà l’intervista. A un tempo popolare e dotta, cordiale ed aulica. Chiediamo prima di tutto i primordi del suo percorso nel folklore.
“Sono sempre rimasto ad Erba: il mio destino è intimamente legato a questa città. Lavoravo per la banca Cariplo. Avrei potuto fare carriera spostandomi in sedi più pregevoli in qualche grande capoluogo: ma ho preferito restare qui, per seguire da vicino i miei Bej.
Ho ereditato un certo spirito artistico da mia madre, che da bambino mi portava presso una finestra della mia casa a sentire I Bej, la vigilia di Natale, suonare “la piva” sulla scala antistante il vecchio albergo, in contrada Erba Alta in via San Bernardino. Ecco a cosa si deve il mio innamoramento per il folk. Ma quando le ho chiesto di entrare nel gruppo folk mi ha detto: “prima ti diplomi”. Ho obbedito. Il giorno dopo il diploma, mi sono presentato in sede e mi sono iscritto ai Bej”
A questo punto, domandiamo qualche informazione sul gruppo
“I Bej sono nati nel 1927. Io sono entrato dopo il diploma nel 1955, allora era Beretta il presidente. Nel 1957, ad una cena, mi ha indicato come suo successore. E da allora, cerco di fare il Presidente del gruppo. Ho avuto modo di conoscere molti musicisti e ballerini di talento, ma nel mio cuore ne ricordo due sopra tutti. Il vecchio maestro Pina, persona squisita con sensibilità musicale enorme e che ha musicato gran parte delle nostre canzoni. E Tina Maggi, che curava il corpo di ballo.
Con loro, ho raccolto molte soddisfazioni. Non ultimo l’elogio di personale della Scala di Milano…”
Una carriera decennale da Presidente. Qual è il ricordo più bello?
“I miei viaggi con i Bej nel Nord Europa e nei paesi baltici, di cui mi sono innamorato. Per la loro cultura, per gli luoghi… e poi, ovviamente, gli Eurofolk che organizzavo”
Che cosa erano gli Eurofolk?
“Un’occasione di enorme ricchezza. 14 edizioni dal 1975 al 1999: gruppi da tutta italia e da tutto il mondo venivano a suonare ad Erba e nell’erbese. È venuta anche la TV svizzera a filmare diversi eventi.
Anche in questo caso, ho un ricordo molto importante. Durante una edizione, i commissari politici di un gruppo sovietico e di un gruppo jugoslavo sono venuti alle mani. Io li ho isolati in due strutture distinte, nei due alberghi che li ospitavano: ma sono riuscito a far esibire i relativi gruppi assieme. Perché questo ha di bello il folk: con addosso un costume tipico, io ti saluto anche se non ti conosco. Quando si trovano i gruppi, l’amore per il folklore non conosce colore della pelle, ideologia o partito politico. L’amore per il folk crea pace e serenità, e dà la possibilità a tutti di dialogare senza direttive del partito o chi per esso”.
A questo punto, lo scrivente ammette di avere esitato. Angelo ha detto queste parole, che io personalmente scolpirei sulla pietra, con una tranquillità disarmante. Senza l’affettata retorica di chi ostenta una posa. Ed ammetto di esserne rimasto colpito: la differenza considerevole di età, 53 anni per la precisione, e la diffidenza naturale di due persone estranee sono venute, entrambe, improvvisamente meno: mi sono sentito vicino, quasi amico, al Presidente Molinari. E Angelo, da vecchio conoscitore delle cose umane, se ne deve essere accorto: giacché ha stappato in quella una bottiglia di ottimo toscano.
Come è stato il periodo Covid?
“Duro. Ma abbiamo mantenuto i contatti con i vari membri del gruppo con delle video-chiamate al PC. Perché mi, se go de parla con quai v’un, go de vardal in facia”.
Quale futuro per il folklore?
Diventeremo un bel prodotto di nicchia. Un tempo quando suonavamo noi Bej le piazze erano piene, e la gente ci seguiva. Ci volevano sempre due pullman per andare ad un servizio. Oggi si sono ridotte le piazze, e si sono ridotti i componenti dei gruppi. Ma in quelli che ci sono, permane un autentico amore per il folklore”
Come ti spieghi questa crisi?
“È cambiato il modo di pensare della gente. Oggi tutti sono individualisti, poco disposti a mettersi al servizio di un gruppo. Inoltre, tutti vogliono tutto e subito. Il folklore in questo senso è molto educativo: una scuola di vita. Vivere il foklore è una favola…” (nel mentre siamo passati ad un secondo calice, stavolta di Chianti. E il Presidente a questo punto inaugura uno splendido salame che spande un ottimo profumo) “…un divertimento genuino e non precostituito”.
Si passa ai saluti. Seguirà una lunghissima e pacifica discussione che vedrà contrapposti, su opinioni divergenti, due schieramenti: il Maestro dei Brianzoli prof. Daniele Fumagalli ed il Presidente dei Bej Angelo Molinari da una parte, il Maestro dei Bej Enrico Pina e il Presidente dei Brianzoli Giancarlo Castagna dall’altra. Licenza poetica? Nient’affatto! È proprio accaduto così. Anche questo è folklore…
