Il 16 agosto non perdetevi il Carnevale di Cegni
FolkNewsLUGLIO2022
di Paola Pina e Adelio Gilardi
Quando si parla del Carnevale solitamente si pensa al periodo invernale, in particolare al mese di febbraio, eppure esiste un piccolo paesino in provincia di Pavia dove la festa in maschera si svolge due volte l’anno sia in inverno che in estate: e precisamente il sabato grasso e il 16 agosto (detto il Carnevale Bianco).
Stiamo parlando di Cegni, frazione di Santa Margherita di Staffora.
In entrambi gli appuntamenti il festeggiamento prevede gli stessi momenti, ovvero il corteo e le danze che accompagnano al matrimonio tra il “ brutto” ( l’uomo più ricco del paese ma poco avvenente) e la “povera donna” (bellissima ma con il cuore già impegnato), seguiti dalle cena comunitaria e dal ballo .

Il corteo carnevalesco appare essere una diretta parodia del corteo nunziale ed è composto oltre che dalla maschere spontanee, da un gruppo di personaggi dalle caratteristiche fisse, ciascuno dei quali interpreta particolare ruolo.
Il “brutto” e sua moglie, la “Povera Donna”, sono personaggi interpretati da uomini. La Povera Donna indossa umili abiti contadini, uno scialle e fazzoletto in testa e viene trasportata su una slitta trainata da un cavallo, mentre il pretendente detto il “Brutto” arriva cavalcando a pelo indossando un abito ornato da strisce di stoffa colorate e un cappello conico ricoperto da pellicce.
A queste maschere principali si uniscono i detti: i ”secondi e terzi bruti”, gli Arlecchini o testimoni degli sposi, vestiti in bianco con cintura rossa (antiche camicie da giorno con ricami e pizzi), i musicisti di piffero e fisarmonica (strumenti tipici di questa valle, protagonisti essenziali del carnevale) e i ballerini, soprattutto bambini e giovani con costume montanaro.

La festa continua per le stradine fermandosi nelle piazzette per suonate e balli, come la danza delle “Quattro province” danza che si esegue in cerchio, poi polche e gighe a due o a quattro, e nella fase finale al culminare della festa il “Brutto e la Moglie” danzano l’arcaico “Ballo della Povera Donna”, fulcro simbolico e culmine dello svolgimento del rito carnevalesco, il tutto terminerà con il matrimonio benedetto dal parroco che, con acqua e scopino, inaffierà tutti i partecipanti, e sarà anche accompagnato da vino, dai famosi ravioli di carne riproposte come una volta, frittelle e tipici dolci della zona.
Non mancano i cori molto amati e ben seguiti dagli abitanti di Cegni, quindi un’ atmosfera divertente e interessante dove gli spettatori vengono coinvolti nei balli.

Il Ballo della Povera Donna
Le origini del Carnevale di Cegni sono molto antiche, prima della seconda guerra mondiale le massaie preparavano i famosi ravioli di carne per tutta la popolazione che a loro volta si presentavano con la forchetta in tasca sapendo della grande ospitalità del borgo per poi assistere alla matrimonio.
Dal secondo dopoguerra, in corrispondenza del grande spopolamento che ha disgregato il tessuto comunitario dei paesi e delle valli, si consuma la grande crisi della cultura tradizionale contadina e di conseguenza, anche delle ritualità tradizionali, il carnevale subisce un’interruzione di circa 20 anni.
Solo negli anni 70, grazie ad alcune Associazioni locali, si assiste a una sua rifunzionalizzazione. Quindi per poter far assistere più persone alla manifestazione che, per problemi di lavoro e di impegni vari non potevano partecipare al carnevale invernale, si decise di replicare al 16 agosto e in questa occasione il parroco di allora impose che le maschere avessero il viso scoperto e quindi nacque il nome Carnevale Bianco.