24 ragazzi da tutta Europa per ricordarci che il folklore è soprattutto rispetto
FolkNewsSETTEMBRE2023
di Marco Vavassori
Domenica 23 luglio noi amici de La Compagnia del Re Gnocco siamo stati coinvolti da Daniela Signorelli, collaboratrice della Fiera dei Territori di Bergamo e amica di FITP Bergamo, per una iniziativa di AEGEE, una delle più grandi organizzazioni studentesche a livello europeo. Un progetto che permette a ragazzi di incontrarsi, visitare nuovi territori, conoscere nuove culture e alimentare così un’Europa senza confini e senza differenze.
A fine luglio 34 ragazzi da tutta Europa erano a Bergamo per vivere una settimana insieme all’insieme della cultura e della scoperta dell’Italia. In una delle mattinate in programma un seminario di danze popolari con noi de La Compagnia del Re Gnocco.

Devo premettere che inizialmente ero un po’ scettico nei riguardi della mia partecipazione, ma poi il piacere di aiutare i miei compagni della Compagnia e una buona dose di curiosità hanno vinto la mia resistenza.
Quella mattina avremmo dovuto insieme alcune danze ai ragazzi. La nostra proposta: dividersi in due gruppi, uomini e donne, e poi iniziare con qualche passo base e poi, via con le danze. «Così non si può» ci viene subito detto gli organizzatori. Ci viene spiegato che uno degli obiettivi del progetto è stimolare la democraticità, l’uguaglianza e il rispetto.
«Il rispetto del genere è fondamentale. Nel gruppo non tutti si identificano in un genere sessuale preciso. Non possiamo categorizzare i ruoli della danza in uomo e donna». Panico? Si, ma solo per pochi secondi. Ci siamo inventati un bel nastro verde che per noi identificava il ruolo maschile e abbiamo danzato senza mai nominare ne uomini nè donne.
Per non parlare poi della lingua! «Come faremo?» pensavo. «Va bene… a gesti e poi qualche parolina la so anche io: left, right, onward, back...»
Non so bene cosa sia successo quella mattina: i ragazzi apprendevano i passi di danza come se avessero sempre ballato, la lingua quasi non serviva. «WOW!» mi sono detto. «Lo sport unisce ma il folklore non scherza mica!»
Cosa c'entra tutto questo con il folk?
È stato entusiasmante vedere così tanti ragazzi di nazionalità diverse, con credi religiosi differenti, abitudini alimentari, lingue e abiti diversi uniti da una felicità comune e coinvolgente generati dal ballo e della musica folk. Senza che me ne accorgessi, anche loro hanno insegnato a me qualcosa: ad accettare le differenze. Quella mattina calda di luglio ho imparato che anche il folk può diventare un insegnamento di vita e può donare felicità nel rispetto delle diversità.