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L’IMPEGNO SOCIALE DEL GRUPPO ARIA DI DANZE 

da L’Eco di Bergamo - sabato 26 agosto 2017

FolkNewsGIUGNO18

di Otello Castiglioni

Otello Castiglioni è un pensionato di 65 anni che con la sua associazione «Aria di Danze» prova a portare un po’ di bellezza e di allegria nei paesi della Bergamasca. L’associazione è nata nel 2000 dall’idea di un gruppo di amici, tra cui Otello, che hanno voluto fare del ballo popolare qualcosa di più di un semplice hobby e che hanno sentito la necessità di portare la passione per il ballo tradizionale (italiano e non) in mezzo alla gente e nelle piazze, attraverso spettacoli e attività di animazione. Con l’arrivo della pensione Otello ha potuto dedicare sempre più tempo all’associazione, che per lui è anche una grande passione e di cui è attualmente vicepresidente. Un impegno che lo coinvolge moltissimo: «Ogni volta che durante un’animazione riusciamo a coinvolgere il pubblico per invitarlo a ballare è un momento bellissimo. L’applauso finale è il momento che ci fa amare il nostro essere volontari di Aria di Danze, ma riuscire a far partecipare le persone in modo diretto e vederle felici è quello che ci fa pensare di aver centrato l’obiettivo». In questi 17 anni sono stati momenti vissuti, ma Otello ne ricorda due in particolare.

Il primo avvenne nel carcere di Bergamo: «Ci contattò un assistente sociale che lavorava in carcere e ci chiese di esibirci all’interno della casa circondariale. Dopo aver compilato gli appositi moduli, all’arrivo siamo stati più volte perquisiti. Per entrare si dovevano superare più porte e se non entravano tutti i componenti la porta seguente non si sarebbe aperta. Ci siamo ritrovati di fronte al palco, che era un campo di basket. Mentre ci esibivamo il pubblico era lontano e scortato da alcuni agenti di custodia e durante lo spettacolo sono sempre stati tutti fermi. Un’esperienza che mi ha colpito molto e che non scorderò mai». Il secondo ricordo riguarda la casa di riposo di via Gleno a Bergamo: «Eravamo stati chiamati per un’animazione. Mentre stavamo smontando l’impianto arrivò l’assistente sociale della struttura con due anziane signore, sorridenti ma silenziose. Ci ringraziò perché con i nostri balli avevamo fatto sorridere quelle due donne che soffrivano di Alzheimer. Eravamo così contenti che nemmeno un Grammy, un Oscar o un qualsiasi premio dal nome altisonante avrebbero potuto darci la stessa soddisfazione».

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