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Gianni Galbusera: ecco chi è il Padre del Folklore 2021 per la Lombardia

FolkNewsGENNAIO23

di Laura Fumagalli

Il 23 aprile 2022 la Federazione Italiana Tradizioni Popolari ha riconosciuto Gianni Galbusera come Padre del Folklore. Lo abbia intervistato per conoscerlo un po' più da vicino.

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Gianni, raccontaci la tua storia nel mondo del folklore. 

Tutto è cominciato quando avevo 17 anni grazie a mio zio e mio padre. 
Mio zio aveva fondato, nel 1947, il gruppo folkloristico "La Brianzola" e ne era il direttore artistico. Era un bel gruppo di persone che, da Olgiate Molgora (Lecco) viaggiava in tutta Europa portando danze, canti e il suono del flauto di pan. Mi appassionai al mondo del folklore e da allora non lo abbandonai più, affiancandolo a quello dell'arte, l'altra mia grande passione. 

Dopo quasi 50 anni di matrimonio con "La brianzola", le strade si sono divise e hai fondato un altro gruppo. Raccontaci questa nuova avventura. 
 

Nel 2006 ho lasciato il gruppo, ma senza lasciare il mondo del folklore. Pochi mesi dopo, infatti, ho creato "La Campagnola", di cui sono direttore artistico. Un bello gruppetto di persone, devo dire! Perlopiù portiamo avanti l'attività del canto tradizionale: facciamo concerti di canti alpini, ma anche piccoli spettacoli teatrali con l'aiuto di un piccolo gruppo di attori. Quest'anno il proposito è di sviluppare alcune danze, per completare i nostri spettacoli. 

Abbiamo provato anche a comporre musiche e colonne sonore. 
Per esempio, la colonna sonora del 
documentario "Te la do me la Merica" è nostra. 
(clicca qui per scoprire di cosa si tratta)

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Il 23 aprile il Presidente Ripoli ti ha nominato Padre del Folklore. Ti sei emozionato? 

Quando Fabrizio Nicola mi ha comunicato la notizia ammetto che un po' mi sono emozionato. Andare a Isernia è stato un bel viaggio: ci siamo divertiti, abbiamo incontrato tanti gruppi, abbiamo condiviso tradizioni diverso. In fondo è questo il folklore, no?

In tanti anni hai visto il folklore cambiare profondamente. Cosa vedi nel futuro dei gruppi come i nostri? 
 

Sono tanti i cambiamenti che ho visto in questi anni. Il folklore è cambiato, ma è la società, prima di tutto, a essere cambiata. 

Manca per esempio, il concetto di famiglia inteso come forte legame sociale. Se, a 17 anni, quando sono entrato ne "La Brianzola" una sera non avevo voglia di andare alle prove, mio zio e mio papà mi prendevano per le orecchie e mi portavano con loro. Adesso è proprio questo che manca, la famiglia che spinge i ragazzi a frequente il mondo del folklore.

Non solo: manca anche la voglia di donarsi agli altri e di regalare un pezzetto della propria quotidianità, del proprio tempo libero, per un fine comune come l'attività di un'associazione. Purtroppo sembra che i personalismi e gli egoismi abbiamo vinto sul volontariato. Per ora, almeno. 

Ma parlare di futuro vuol necessariamente dire parlare di giovani e di ragazzi. Ma se portarli nei gruppi è cosi difficile, come fare? Noi ci proviamo attraverso la scuola e abbiamo speranza di riuscire a vincere la sfida del ricambio generazionale. 

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