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Storie di tempi non troppo lontani: il primo ottobre a scuola si va

FolkNewsOTTOBRE2022

di Ruggero Nani

Primo ottobre 1976 tutti a scuola! È questo l’ultimo anno in cui le lezioni iniziano ad ottobre, infatti dal prossimo anno scolastico le lezioni inizieranno intorno al 10 settembre a seconda della regione di appartenenza. Nei corridoi ci attende la bidella ad indicarci la nostra nuova aula; io frequento la seconda elementare e tutti ci sentiamo già grandi. In classe regna un mormorio unico, è da giugno che non ci si vede, perciò ci si saluta, ci si racconta delle vacanze appena concluse e di mille altre fantasticherie.
Dopo poco entra la maestra, ha la solita aria severa e l’immancabile camice,  come lo scorso anno.
Tutti in piedi! Grembiulino azzurro per  i maschietti, bianco con fiocco rosa per le femminucce. Da questo momento disciplina e rigore in aula.
Si fa la preghierina del giorno e, rigorosamente in silenzio, si inizia la lezione.
È così che ricordo uno dei miei primi giorni di scuola.
A quei tempi c’era la  maestra unica, era lei che regnava in classe dalla sua cattedra posizionata sopra una pedana in legno. Per noi era anche una seconda mamma, severa ma consolatrice all’evenienza, il castigo o il premio ci aspettava in base ai risultati scolastici. D tutti sempre rispettata e temuta... al punto giusto.
Come sono cambiati i tempi.  Oggi mi ritrovo io dalla parte della cattedra e rimpiango quella severità e disciplina che c’era nonostante le classi fossero numerose.
Il momento più atteso era l’intervallo (la ricreazione); se c’era bel tempo la maestra ci lasciava liberi di giocare in giardino per una buona mezz’oretta, qui ci si rincorreva, si calciava il pallone, si giocava a nascondino, o anche semplicemente si parlava e scherzava fantasticando su le cose più svariate. Che belle risate insieme!
Ricordo che diversi anni fa, alle mie prime esperienze d’insegnamento, avevo degli studenti di origine marocchina che si stupivano che la scuola italiana fosse così accondiscende, mi facevano domande del tipo: “Prof. ma come mai la scuola è aperta anche dopo il suono della campanella?   Prof. ma se non consegno il compito mi castiga?”.
Eh si! Provenivano da paesi in cui la scuola è più severa, dove già pochi minuti dopo il suono della campanella si chiudevano i cancelli dell’edificio scolastico e gli studenti ritardatari erano costretti a tornarsene a casa. In quelle scuole non mancava qualche punizione, anche di carattere corporale.
Mia mamma, classe 1935 mi racconta: "Avevo un maestro severo,  aveva i baffi incerati e occhialetti tondi,  avevamo paura di lui, la scuola era fredda, l’aula  veniva scaldata da una stufa a legna che la bidella accendeva prima che iniziassero le lezioni. Spesso portavamo noi un ciocco di legno per alimentare la stufa”.
E ancora: “Si scriveva con il pennino e l’inchiostro riposto riposto in una nicchia del banco, la nostra classe era molto numerosa, più di 30 bambini ma guai a non essere diligenti...”.
Ciascuno di noi ha ricordi indelebili, io penso che quelli dei primi giorni di scuola siamo tra quelli più marcati e belli,  a  scuola  siamo cresciuti, abbiamo imparato a conoscere noi stessi e gli altri confrontandoci, tra compagni con stile di vita a volte differente. Conservo ancora gelosamente qualche quaderno dei miei primi anni di scuola ed è sempre un piacere sfogliarli.
Recentemente sono venuto in possesso di diversi documenti scolastici antichi: pagelle, libretti, appunti e quaderni datati da fine ‘800 agli anni 60 del novecento.
Appartenevano ad una famiglia di insegnati da generazioni che hanno insegnato anche a Bergamo. La mia amata città.
Tra questa documentazione spicca un quaderno di bella copia datato 1888 con dei bellissimi temi e decorazioni.
Sono di una  bambina di nome Dina,  presumibilmente di 8 anni (quarta elementare) che da adulta diventerà pure lei insegnante elementare. 
In uno scritto racconta la sua visita a Bergamo. Emerge un’abilità compositoria, calligrafica che ben pochi bimbi del giorno d’ oggi saprebbero replicare, un linguaggio semplice e a volte un poco arcaico, vi compaiono termini inusuali al giorno d’oggi come ad esempio  “circonvicini” per indicare il panorama che avvolge le mura. 
Tra il materiale ricevuto c’è anche una pagella di quarta elementare del 1895 in cui compaiono discipline ormai scomparse come calligrafia e componimento, la matematica si chiamava Aritmetica…  lascio a voi il piacere della lettura.

 

Ruggero Nani

Siete mai state a qualche divertimento?


Da molto tempo i miei genitori mi avevano promesso di condurmi a Bergamo;
figuratevi con qual ansia aspettassi quell’epoca!
Era il settembre dell’anno scorso, ed un giorno babbo, senza che me l’aspettassi disse: Domani mattina partiamo per Bergamo. Accolsi quell’inattesa notizia con Un grido di gioia. Finalmente venne quel sospirato momento; la mattina prima delle cinque ero già alzata; ed alle sette si partiva. Oh che luoghi piacevoli, che vedute svariate ed incantevoli! Alle nove si smontò. Salimmo in città alta, e il babbo mi condusse sulle mura; di là l’occhio  spaziava liberamente, i miei polmoni
si dilatavano, ed il mio animo era profondamente commosso! Vidi una distesa pianura ben coltivata; ed una varietà tale di colori che ne rimasi stupefatta. Del verde v’eran tutte le gradazioni, ed il cielo pienamente sereno mi lasciava scorgere tutti i paeselli circonvicini; vidi il monte Orfano, che ben a ragione di chiama con tal nome

perché isolato dagli altri.
Visitai la Biblioteca; la Pinacoteca, l’Accademia Carrara e chiese d’una meraviglia e bellezza!..... fra le quali S.
Maria, ove vi sono due bei monumenti a Donizetti e Maier famosi compositori di musica, nativi di Bergamo.
Questa città mi piacque assai e desiderei andarvi nuovamente; e se studierò babbo mi soddisferà.

 

Dina
 

Chiari, 8 Marzo 1888

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