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LA SPERADA

FolkNewsDICEMBRE17

di Luigi Sara

La necessità di riconoscersi all’interno di un gruppo con cui condividere valori ed identità comuni ha da sempre accompagnato l’uomo lungo il suo cammino storico, in cui le tradizioni vanno a perdersi e l’uomo sente maggiormente l’esigenza di sentirsi parte di un universo cui sono appartenuti i suoi predecessori, il suo Territorio, il Costume.

Qualcuno a detto che se un popolo dimentica la sua storia, perde anche la sua identità.

La SPERADA era la tipica acconciatura femminile in uso in Brianza fino al 19esimo e ai primi anni del 20esimo secolo.

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Quella della SPERADA è senza ombra di dubbio una tradizione antichissima e preromana, in quanto presenta tutti i canoni dell’usanza tribale. Non è un caso che usanze simili sono presenti solo e in maniera preponderante a ridosso dell’arco alpino e comunque a nord del fiume Po.

La sua storia risale da molto lontano, si presume che tale ornamento abbia avuto le sue origini esclusivamente in Brianza, verso il 1000/1200.

La raggiera = chiamata anche “Sperada, Sperunada, Spadinera, Treccera, Cuazz, Quazz, Guazz, Gir, Girunn, Cùgialit o Cugiaret, Coo della Madona, Coo d’argent, Curona, Spazzaorec ,Raggì”, Raggia, questi aggettivi si usavano nei vari paesi secondo le zone cardinali della Brianza, (Sperada, Treccera, centro est) - (Cùazz, Quazz, nord est)- (Spadinera, nord ovest), (Girunn, Raggia bergamasca) così chiamata nei vari dialetti dei paesi.

La SPERADA, così chiamata, come gli altri  “argenti da testa”, non può essere considerata un ornamento autonomo, ma deve essere considerata parte integrante del costume popolare, sia da un punto di vista funzionale, sia da un punto della composizione ornamentale.

 

La data più antica della SPERADA è da riferirsi al 1555 nel Ceresio, ex Lombardia, trattasi della descrizione particolare della raggiera della moglie di un pescatore  del lago omonimo.

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La pettinatura di Lucia piace a Cesare Cantù, che la prende come riferimento per adornare i capelli di Brigida, protagonista femminile in La Madonna d’Imbevera, romanzo ambientato in Brianza attorno al 1590. Collocato cronologicamente quasi quarant’anni prima delle vicende narrate da Manzoni, con queste parole Cantù descrive la singolare acconciatura: (la Brigida comparve innanzi ai signori tutta rimpulizzita: un fitto giro d’agoni d’argento attorno alla nuca, due grandi orecchini d’oro, una pettorina rossa impunita di turchino, il vistoso vestito  di broccato a fiori, tutto trinato a gale di nastri, due candide lattughe ove al gomito finivano le maniche, un grembiule di mussola bianche nuovo di bottega, sopra una gonnella color di cielo, terminata in balza a gonfietti).

Nella prima composizione del Romanzo, datata 1821-1823, Fermo e Lucia, il Manzoni descrive l’acconciatura di Lucia Mondella con queste parole:

Aveva i neri capelli spartiti sulla fronte con una drizzatura ben distinta, e ravvolta col resto delle chiome dietro il capo in una treccia tonda e raggomitolata a foggia di tanti cerchi, e trapunta di grossi spilli d’argento che s’aggiravano intorno alla testa in guisa di un diadema, come ancora usano le donne del contado milanese.

Lucia usciva in quel momento tutta attillata dalle mani della madre. Le amiche si rubavano la sposa, e le facevano forza perché si lasciasse vedere: e lei s’andava schermendo, con quella modestia un po’ guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando i lunghi e neri sopracigli, mentre però la bocca s’apriva al sorriso.

Dai primi decenni dell’Ottocento che si riscontra la presenza di acconciature impreziosite da SPERADA nelle stampe e nei dipinti di soggetto profano. In alcuni quadri di Giovanni Migliara risalenti agli anni Venti del secolo scorso, si vedono popolane ornate con modelli già simili a quelli che conosciamo.

 

Quanto sopra descritto è una piccola parte della sua storia, la quale è trascritta in un mio libro, ricavato da anni di ricerca, e che spero di far stampare al più presto.

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Sperada a cucchiaini o mezza coppella, originale della metà del 1800 in arg. 800.

Solo nel 19esimo secolo si iniziò a modificare la sua forma, con svariati disegni.

 

Composta da:

n° 36 spadine a cucchiaino, ogni spadina rappresenta un anno di età della donna che la indossava.

n° 1 spadina traforata centrale, sta ad indicare che la donna è sposata.

n° 6 spadinette, ogni coppia rappresenta un decennio di matrimonio.

n°  1  piccola spadina, serviva a togliere il plurito alla testa con la punta e pulire le orecchie con la palettina “caccia pules e spazza urecc”.

n°  1 spuntone a oliva, seve a dare il giro alla treccia per montare la sperada.

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