l’Orlando, il Nando e il ponte del Sole di Dossena
FolkNewsSETTEMBRE2023
di Orlando Panighet
Protagonisti: Orlando (O) lo scrivente, il Nando(N), il Bis (B) l’omonimo suo nipote, Paolo(P) mio genero.
Ore 7:00. Sveglia a Oltre il Colle(BG). Colazione in una pasticceria che dà sul Monte Megna: una visione paradisiaca delle Alpi Orobie, una tavolozza di colori che merita una doppia brioche.
B:«Zio Orlando, dopo il Museo del Territorio – la Fabbrica sul Viale - e il museo Tino Sana che cosa ti sei inventato per noi?»
O: «Niente di particolare caro Bis. Solo un ponte tibetano. Oggi si va a Dossena per attraversare il Ponte del Sole e poi dentro le miniere».
B: «Ma non hai paura? Io ne ho da morire. Non so se farò la passeggiata e mi sa neanche lo zio».
O: «Ne ho tantissima. Sai, soffro di attacchi di panico ma voglio superare questa cosa».
B: «Ma sei proprio sicuro di quello che fai?»
O: «Lo scopriremo solo vivendo. Partiamo».
Facciamo il biglietto ma senza il Nando e il Bis che hanno rinunciato e ci aspetteranno al ritorno. Indicano a me e Paolo di andare sotto la Chiesa e poi di seguire il percorso sino alla fine del sentiero. Arriviamo alla piattaforma e ci aspetta un breve briefing informativo.
L’addetto alla sicurezza ci dice: «Avrete l’assistenza di nostri esperti collaboratori che in un baleno arriveranno in qualsiasi punto del ponte. Il ponte è lungo 505 metri su 120 metri di altezza. Percorrerete il ponte in totale tranquillità. Avete già l’imbragatura e vi aggancerete alle corde del ponte con due moschettoni: uno sarà sempre ancorato alla linea della vita e l’altro è del tipo attacco e stacco. Vi dirò di più: il moschettone fisso anche volendo non riuscite a toglierlo perchè c’è una piastrina autobloccante. Noi teniamo un limite di una persona ogni dieci metri sulla percorrenza del ponte.
L’età dei nostri frequentatori è molto variegata. Il più anziano di questi giorni aveva 90 anni. Siamo talmente noti che sono arrivati anche dai paesi baltici. Ora tocca a voi. Provate gli sganciamenti dei moschettoni su quelle corde e poi partite. Buon viaggio».
Mio genero mi dice: «Il primo passo è il più difficile. Fai pian piano passi da formica e arriverai».

Io comincio a guardarmi i piedi. Poi mi muovo e via. Step by step. Non so come, giungo alla fine del ponte. E all'arrivo bacio la terra che calpesto. Gli applausi li prendo dal Bis e dal Nando che aggiungono una gradita proposta: «Adess ti ci vuole un bel Camparino con patatine e come condimento ulteriore un bel racconto della traversata».
Più che un racconto avrei dei flash. C’è la signora che sta andando con un incedere sicuro ma lento. Poi ogni tanto si blocca. Si sarà sentita male? No! Doveva fare dei selfie. E noi fermi con lei.
“Il ponte incomincia a dondolare.” È una sensazione provata più volte.
Ma è rimasta solo la sensazione.
“O Signur! Il moschettone non si aggancia” In realtà era la mano che tremava.

P: «Io vi conto il colmo dei colmi. A un signore ha squillato il telefono. Risponde e gli chiedono se poteva venire a riparare un tubo che perdeva. Risposta: “Guardi che sono su un ponte tibetano”. Quell’altro si stava arrabbiando perché si sentiva preso in giro. Il poverino ha dovuto mandargli un video di dov’era perché altrimenti rischiava di perdere un cliente».
O: «Poi che panorama! Dossena…… La chiesa sullo sfondo…..Il suono delle campane che si propagava sulla cava di gesso sottostante…… Quanto erano piacevoli!».
N: «E adess! Con le paure come va?»
O: «Alla grande. Sai una cosa strana: niente vertigini! Niente panico. Niente di niente. Quando ho toccato terra mi sono sentito gigantesco e nella mia testa ho gridato “Sono il Re del mondo” come Leonardo di Caprio in Titanic».
N. «Ma tu non sei affondato. Caro il mio bel Re del mondo. Torna a terra con noi che ci aspetta una bella polenta ferragostiana. E poi basta sforzi. Niente miniere. Tutti a cantare con gli Alegher di Dossena».


Note dell’autore:
Il Centro Sociale Libro Aperto è un po’ una delle mie seconde case. Vi trovo una ampia e variegata umanità da cui traggo ispirazione. Esiste un signor Nando persona molto simpatica ma qui terminano i collegamenti con la vita reale. Ciò che dicono i personaggi è frutto esclusivamente della mia fantasia e questa è totalmente responsabilità mia.
Le foto sul ponte sono dei miei familiari. Le sublimi polente sono opera di Dario Ravelli che mi autorizza alla pubblicazione.