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Quattro cantoni: quando il cortile di casa basta per sognare

FolkNewsSETTEMBRE2023

di Laura Fumagalli

A 19 anni sono entrata a far parte di un gruppo folklorico che, tra le altre cose, porta in piazza i giochi di una volta, dalla corsa coi sacchi al filetto.
La prima volta che ho detto ai miei soci: «Come si gioca ai Quattro Cantoni? Io non lo conosco!», mi hanno guardato male e poi si sono messi a ridere. Come sempre da allora, il ritornello è «Lei è troppo giovane, non ha mai giocato nei cortili come noi». 


Ebbene sì, purtroppo sono nata nel 1990 e quindi ci sono cose che rimpiangerò per sempre. Una di queste è non aver potuto provare di persona la sensazione di giocare per strada e nei cortili, quando le auto che passavano in paese erano tre al giorno, quando un cortile aveva venti ragazzi e nessuno si isolava con un cellulare. 


Ma posso rimediare e lo faccio tutte le volte che i miei soci mi spiegano un gioco nuovo e tutte le volte che portiamo in piazza i giochi e dimostriamo ai ragazzi nati nel 2010 che giocare a Campana (o Mondo) a volte è più divertente che guardare storie su Instagram. 


Ma torniamo ai Quattro Cantoni. 


Me lo sono fatto spiegare da Katia de La Compagnia del Re Gnocco. 
Lei ha avuto la fortuna di crescere in un grande cortile a Solza (in paese natale di Bartolomeo Colleoni) dove il pomeriggio lo si condivideva con altri venti ragazzini senza altro divertimento che il cortile stesso. 
Pare che questo gioco dei Quattro Cantoni fosse uno dei loro preferiti passatempi. 

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«Il campo da gioco era il cortile stesso, con i suoi angoli e i suoi attrezzi a fare da basi; per giocare erano necessari almeno 5 bambini, ma potevamo essere molti di più, dipendeva dal giorno».


Prima di tutto bisogna individuare i cantoni (oggi li chiameremmo basi) per delimitare il campo da gioco: «Il trattore, la porta della stalla, la cuccia del cane... tutto poteva essere un cantone. Non per forza alla fine era un quadrato, coprivamo l’intera superficie disponibile». 


E poi si posizionano i giocatori: uno per cantone e uno in centro
In caso di tanti giocatori, si possono fare delle piccole squadre da posizionare ai cantoni e in centro.
E poi con il via dell’arbitro si parte e bisogna correre, in senso orario, da un cantone all’altro. 


Il giocatore che è partito al centro dovrà cercare di raggiungere uno dei cantoni prima degli altri, oppure toccare uno degli altri partecipanti. Se ci riesce conquisterà quella posizione, lasciando al centro il giocatore arrivato secondo o toccato, altrimenti sarà lui a tornare al centro. 


«Per divertirsi, a volte inserivamo delle varianti: ogni turno può essere svolto in maniera differente. Si può decidere di correre in senso antiorario o in diagonale. Le dinamiche possono variare ma lo scopo rimane sempre quello di conquistare uno dei quattro cantoni».


«Sembra un gioco per bimbi, ma non lo è» conclude Katia, «peccato che oggi ce lo siamo dimenticati». 


Per scrivere questo articolo ho cercate in rete un po’ di informazioni e devo dire che esistono infinite varianti di questo gioco che ha una storia lunghissima e un’ampia diffusione


Mi immagino che ognuno, leggendo questo articolo possa dire «Anche noi giocavano, ma in modo diverso...». 
Ecco, a me piacerebbe raccogliere tutte le varie versioni del gioco: chissà che ne possa uscire una secondo articolo! (Scrivetemi!)

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Ho iniziato questo articolo dicendo che “purtroppo” sono nata nel 1990, ma pensandoci meglio, potrei dire “meno male che sono nata nel 1990”.

Mi sarò certamente persa qualcosa, ma mi è rimasta la passione per le tradizioni e per la storia locale. Ed abbiamo oggi mezzi per comunicare più rapidamente, scambiarci idee ed informazioni, raccogliere il nostro immenso patrimonio di tradizioni e conoscenze. Che si possono recuperare con un continuo studio e tanti gruppi folklorici accanto a me. 


PS. Di seguito uno dei tanti racconti pubblicati nel libro I racconti da La Compagnia del Re Gnocco. Questo si intitola La gioia ritrovata ed è stato scritto dalla mia socia e amica Katia. Scoprirete molto dello spirito della nostra Compagnia da questo racconto: buona lettura!

LA GIOIA RITROVATA (di Katia Zonca)


Sono cresciuta in un grande cortile, che in bergamasco chiamavamo Ol Stalù, abitato da molte famiglie e animato da tanti bambini. Durante le belle giornate il cortile era pieno di bimbi che giocavano, facevano chiasso e parecchie birichinate. A volte le nostre mamme, per calmarci e farci zittire, ci inseguivano addirittura a colpi di scopa!
Noi bambini giocavamo a nascondino e ogni buco era buono per ficcarcisi dentro e cercare di non farsi trovare. Giocavamo con la corda, a mondo, con l'elastico e con le biglie. Passavamo ore e ore a preparare la pista, costruendo ponti e scavando piccoli stagni da superare. Giocavamo a un, due, tre, stella!, a cowboy e indiani e organizzavamo addirittura gare in bicicletta. Tutti giochi che oggi non si vedono più. Ma il ricordo che più porto nel cuore è la gioia, la felicità di stare insieme, le risate, ma anche le litigate, perché c'erano anche quelle!
Poi, un giorno, senza quasi accorgermene, mi sono ritrovata grande e quella gioia di fanciulla era scomparsa. Sono passati diversi anni prima che io trovassi dei nuovi amici, delle persone che come me provavano nostalgia per quei momenti. Fu allora che tutti insieme pesammo di formare un gruppo: incominciammo a cercare musiche, danze, giochi, ideammo piccoli laboratori con il legno, il fieno e la carta e decidemmo di andare di paese in paese a far divertire grandi e bambini. Volevamo vedere nei loro occhi quella gioia di fanciullo che avevamo ritrovato tutti insieme.
Io e i miei nuovi amici abbiamo chiamato il nostro gruppo La Compagnia Del Re Gnocco e io, con loro, ho ritrovato il mio essere fanciulla e la gioia perduta di allora.

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