Quattro chiacchiere con i Sifoi di Bottanuco
FolkNewsOTTOBRE2022
di Laura Fumagalli
Io sono di Bottanuco. Forse potreste stupirvi, perchè mi conoscete come parte de La Compagnia del Re Gnocco che è di Mapello. Ma la realtà è che sono nata e cresciuta a Bottanuco.
E ne vado fiera, soprattutto quando mi dicono "Ah, Bottanuco! Il paese dei Sifoi!".
Era il 1867 quando venne fondato il gruppo folklorico di Bottanuco I Sifoi. Da allora sono passati 155 anni.
Più di un secolo e mezzo di storia della musica suonata al flauto di Pan.
Più di un secolo e mezzo di incessante lavoro di ricerca, di manifestazioni, di impegni e di alti e bassi, come sempre nella vita di un'associazione.
Ho voluto fare quattro chiacchiere con Marco Verzeni, da 30 anni presidente del gruppo, per capire com'è la situazione.

Come sono nati I Sifoi?
Non ci sono nomi certi quando si parla dei fondatori del gruppo e nemmeno la data lo è.
Oggi noi parliamo del 1867, ma è possibile che già prima un gruppo di suonatori fosse attivo in paese.
Il flauto di Pan era molto suonato, nei circoli, nei bar. Era naturale che prima o poi si arrivasse al fatidico "Dai, che facciamo una suonata insieme!".
Pian piano i suonatori sono aumentati, e anche la fama del gruppo. Tanto che persino Alan Lomax, etnomusicologo, antropologo e produttore discografico americano, è passato da Bottanuco tra il 1954 e il 1955 per conoscere i Sifoi e per registrare alcuni brani.
Nell luglio del 1954 Alan Lomax arrivava in Italia con l'intento di fissare su nastro magnetico la straordinaria varietà e bellezza delle musiche della tradizione popolare italiana. Sette mesi di lavoro di ricerca sul campo e oltre duemila registrazioni raccolte: un vero e proprio viaggio di scoperta, dal nord al sud della penisola, a fianco del grande collega italiano Carpitella. Appassionato di fotografia, Lomax documentò l'inchiesta con numerosi scatti. Questo libro è una selezione di oltre duecento fotografie, commentate dalle parole dello stesso Lomax tratte dai suoi saggi, dai taccuini di viaggio e dalle trasmissioni radiofoniche condotte alla BBC.
Torniamo alla nostra piccola intervista a Marco!
E qual è la tua storia all'interno dei Sifoi?
Negli anni abbiamo fatto cose meravigliose: festival in Germania, Austria, Svizzera e in Francia, dove abbiamo vinto due premi in due anni consecutivi, uno per la musica e uno per l'abito.

Circo Crone a Monaco, Germania
Negli anni siete arrivati a contare più di 60 suonatori. Oggi invece, purtroppo, siete in crisi. Cosa è successo?
In mezzo è successo che la società è cambiata. Non esiste più il senso di comunità, c'è meno attenzione alle proprie radici, a quello che oggi chiamiamo "la nostra eredità culturale" che altro non è che la nostra storia.
I giovani non si interessano più alla cultura locale, anzi, quasi quasi la snobbano e se ne vergognano. E le famiglie hanno troppi impegni per riuscire a impegnarsi anche nel folklore. Dedicare al gruppo una sera a settimana e tutte le domeniche è impensabile per le famiglie di oggi.
Non posso nemmeno dire che le "colpe", se cosi possiamo chiamarle, sono tutte di genitori e figli. Certamente una buona parte è giocata anche dalla carenza di educazione musicale nelle scuole.
Una crisi culturale era prevedibile: sapevamo sarebbe successo. Ma noi volevamo lasciare qualcosa di scritto, per non perdere le nostre tradizioni. Per questo abbiamo pubblicato un libro.
Abbiamo impiegato 3 anni per fare le ricerche, per avere tutti i materiali necessari. Un lavoraccio, ma ne è valsa la pena. Abbiamo documentato tutto e abbiamo messo la nostra storia nero su bianco.

19 marzo 1976 - Sfilata in Bergamo
Marco, secondo te è ancora possibile attirare i giovani e avvicinarli ai Sifoi?
No, non credo che ora riusciremmo ad attirare l'attenzione dei giovani. Forse per la banda è più facile... Noi abbiamo un elemento caratteristico che è un grosso ostacolo: la divisa. I giovani si vergognano di indossarla, soprattutto degli amici. Un vero peccato, perchè dimostrano la superficialità di guardare al nostro abbigliamento come a un costume, una maschera, quando invece è un abito a tutti gli effetti e va portato con rispetto.
Negli anni avete portato in giro per l'Italia e l'Europa il nome di Bottanuco e siete fieri di essere legati al territorio. Sentite che la comunità ricambia questo amore e si sente orgogliosa di voi?
Qualche anno fa il Sindaco mi ha chiamato e mi ha chiesto di comporre un brano che fosse l'inno del paese. Così è nata la Bottanuchese e se oggi se telefonate in comune e le linee sono occupate, nell'attesa potete sentirne la registrazione. Direi che come dimostrazione di orgoglio non è male!
Cosa vedi nel futuro dei Sifoi e del folklore in generale?
Sembra brutto da dire, ma penso che tra poco andrà tutto a morire se non ci tiriamo indietro le maniche e non ci impegniamo seriamente. Negli ultimi anni abbiamo fatto divertire e cantare tanta gente. Ma quando il senso di comunità viene a mancare, perdiamo la voglia di spenderci all'interno di un gruppo.
Bisogna ripartire da capo, dalla scuola che deve insegnare le tradizioni, ma anche la cultura dello stare in una comunità.