I gruppi folklorici sono in prima fila nella conservazione delle tradizioni
di Fulvia Caruso, Presidente Consulta Scientifica Nazionale FITP
Il patrimonio intangibile (come diceva Alberto Mario Cirese, padre dell'antropologia culturale italiana) o immateriale, come diciamo noi oggi a seguito della Convenzione UNESCO del 2003, è un patrimonio preziosissimo e scomodo allo stesso tempo.
Scomodo perché pur esistendo da quando esiste l’essere umano è stato “scoperto” dall’Occidente solo di recente. Scomodo perché non è immediatamente tangibile come un sito archeologico o un quadro. Preziosissimo perché è inscritto nelle persone, è un patrimonio vivente, che senza le persone muore. Preziosissimo perché per le persone che lo vivono è centrale nella costruzione del loro senso di appartenenza a un luogo, un tempo, uno spazio. E dunque è un patrimonio che non viene riconosciuto dagli specialisti, ma viene riconosciuto dai portatori stessi di questo patrimonio.
Delle nostre tradizioni orali, come si chiamavano una volta, quello che oggi esiste è ciò che le persone che le hanno ereditate hanno deciso di mantenere perché per loro continua ad avere un senso, uno scopo.
L’operazione che fanno i gruppi folclorici è proprio questo: scegliere un repertorio e farlo vivere nonostante i profondi cambiamenti avvenuti nel contesto dal quale quel repertorio proveniva. La tutela e la valorizzazione di un patrimonio immateriale avvengono soltanto attraverso le persone che lo incarnano, che lo vivono profondamente, con una profonda consapevolezza.
In quest’ottica riflettere, attraverso una scheda predisposta dalla Consulta scientifica della Federazione Italiana Tradizioni Popolari è semplicemente un modo per fare il punto sul proprio operato nell’ambito della salvaguardia di uno o più repertori.
Scorrendo la scheda vedrete che oltre a dati più abituali (come nome del gruppo, localizzazione, composizione del gruppo, tipologia di gestione), si entra più nel dettaglio con la descrizione degli elementi strutturali, del legame o meno con la comunità, della partecipazione a feste preesistenti inscritte nella tradizione locale, dell’età dei soggetti coinvolti, della modalità di trasmissione e di documentazione.
Per arrivare esplicitamente alle eventuali misure di salvaguardia e valorizzazione già messe in atto.
Cosa fanno i gruppi per far sì che il proprio gruppo non muoia, perché il proprio repertorio rimanga vivo?
Ragionare su tutti questi temi è importante per i gruppi stessi, per acquisire consapevolezza sul proprio operato, ed è importante anche per gli studiosi per comprendere punti di forza e di debolezza ed eventualmente contribuire alla salvaguardia dei gruppi.
Il palco, sul quale tanto spesso si esibiscono i gruppi, ha le sue regole, ma le musiche e le danze che i gruppi salvaguardano hanno specifiche caratteristiche perché sono frutto di specifici contesti culturali, di peculiari usi e funzioni. È necessario che queste tradizioni non muoiano, non diventino semplicemente spettacolo ma rimangano sempre ancorate a delle radici (che, come diceva Hugues De Varin, sono fondamentali per il futuro).
Infine, va segnalato che di recente l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura ha concluso il censimento dei gruppi folclorici italiani e sta procedendo ad una loro mappatura per meglio conoscerli (per info: https://icpi.beniculturali.it/gruppi-folcloristici/).
Tornando ai principi della Convenzione UNESCO 2003, cui aggiungo la Convenzione Europea di Faro sul patrimonio culturale, è fondamentale la partecipazione come protagonisti dei gruppi, e non che siano gli studiosi a produrre conoscenza su di essi. Dunque, compiliamo noi delle schede accurate!
Essendo un progetto nuovo, abbiamo deciso di iniziare dalla regione Lombardia per verificare l’efficacia della scheda: c'è tutto quello che serve? Mancano dei campi in cui inserire informazioni essenziali? Grazie al vostro contributo di gruppi folclorici lombardi, potremo rafforzarla, valutarne eventuali punti di debolezza ed aiutarci a vicenda.
Il Ministero della cultura e le università possono dare un contributo, ma sono le stesse comunità a decidere la vita o la morte delle tradizioni che hanno ereditato.
Ovviamente la Consulta scientifica FITP, soprattutto io, che ne sono la presidente, siamo a disposizione dei gruppi per qualsiasi chiarimento ed eventuale sostegno nella compilazione.
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Contatti
Fulvia Caruso
Presidente Consulta Scientifica Nazionale FITP
fulvia.caruso@unipv.it