Vün, dü, tri, quater dì de ciciarade
FolkNewsOTTOBRE2022
di Orlando Panighet

Il signor Nando racconta di ori, quadri e donne di carte
Un tranquillo pomeriggio, al Centro Sociale Insieme "Libro Aperto" in Trezzo s/Adda (MI). Come sempre è dedicato alla scopa d’assi e occasionalmente al burraco.
Sono in uno di quei rari posti che mi fanno sentire giovane. All'alba dei miei 70 anni c'è qualcuno che, per qualche primavera in più, osa chiamarmi “Ehi ti! Biondo bagai …”.
Nel corso di una partita mi si presenta un curioso siparietto. Il Ginza al grido di “Panighet” cala sul tavolo il fante di picche. Gli risponde il Mariettino con “E mì giochi la dona bela”. "Caro mio, te la prendo io con la Peppa tencia.” afferma il Nando. Dopo un attimo di riflessione il Coa conclude la mano con: “Io ci metto il settebello.”
Alcuni termini mi sono sconosciuti. Ma, come di regola, chi sta fuori commenta solo a fine partita. Se oserà sgarrare riceverà insulti irripetibili in dialetto abduano. Terminato il gioco mi siedo accanto al Nando e gli chiedo:” Ho sentito chiamare le carte in maniera strana. Me lo spieghi?”
“Fondamentalmente il gioco delle carte è un misto di strategia e fortuna. Ogni partita è una battaglia tra due coppie di giocatori.
La Dama béla (NDR la “e” è pronunciata aperta) è la Donna di Quadri. Nelle carte francesi il seme dei quadri è tutto: bellezza e opulenza, potere e seduzione.
Il sette di quadri è l’unica carta che vale sempre un punto. È il Narciso, il bello e quindi il settebello. L’asso di quadri genera ricchezza. Se unito al due e al tre porta subito tre punti. Ogni volta che la sequenza si allunga aumentano i punti. Se si conquistano tutti i quadri hai i fuochi d’artificio: la napola, la napoletana, Napoleone. L’apoteosi, lo scacco matto temuto da tutti i giocatori.
La Peppa tencia è invece la Donna di Picche."Tencio", in milanese, vuol dire tinto. Quindi se il meno tinto è il bianco, il suo opposto, senza ombra di dubbi, è il nero. Non vorrei sbagliarmi, Orlando, ma tra le tue conoscenze folkloriche ci sono i Tencitt . In "cunardese”, quindi dialetto lombardo di confine, sta per tintore.
La "Peppa tencia" è forse il primo gioco di carte che incontriamo nella vita sociale. Da un mazzo completo alla francese, si tolgono subito tre donne salvo picche. Ogni giocatore pesca una carta dall’avversario. Via via che si combina una coppia la si scarta. Chi rimane per ultimo con la Regina di Picche, la "Peppa tencia" la Donna nera, perde la partita. “
“E te ce l’hai un soprannome?”
“Certo. Io sono “Piastrella”. Non solo perché facevo il piastrellista ma per accostarmi al grande “Giovanni Ceramica”. Vuoi che ti racconti la sua storia?”
“No. Proseguiamo domani. Ora ho appuntamento col medico.”
Ciao ciao. Dal vostro Orlando.

Il signor Nando racconta di ceramiche e mondi abduani
“Eccomi Nando! Prosegui il racconto.”
“Un sabato mattina un tale sui trentacinque anni ex calciatore professionista correva per il Parco di Trenno a Milano. Vedendo giocare tanti giovani gli venne voglia di farsi una partita. Trovò una squadretta. Si divertì e fece divertire con i suoi assists. Prima di salutare gli chiesero come si chiamava. Lui si presentò come Ceramica, il nome riportato sulla tuta. Questo bonario inganno durò per tanti sabati di tanti anni finché uno spettatore occasionale e grande tifoso svelò il segreto: il Ceramica era in realtà il mitico Giovanni Lodetti una colonna del grande Milan degli anni ’70.
“Ma dai! Ti sei inventato tutto!”
“Giammai! Tutto vero. Il Milan è la squadra del cuore. Sulla propria squadra del cuore non si mente mai. Del resto l’ha raccontata proprio lui una domenica su una tv privata.”
“Ed ora che mi racconti?”
“Come sai Abduano significa dell’Adda. Dal punto di vista delle parole i centoventi metri di lunghezza del ponte dividono due mondi che raramente s’incontrano. La nostra sponda è più presente cronologicamente nella storia: nel nostro castello morì Bernabò Visconti. Dal Santuario dei frati di Concesa parte il canale della Martesana che termina a Milano in Via Melchiorre Gioia. La Chiesa di Trezzo è citata ne “I Promessi Sposi. “La troviamo nel capitolo XVII che recita: «[…] sentiva in quel vasto silenzio rimbombare i tocchi d’un orologio: m’immagino che dovesse essere quello di Trezzo […]»
Voi Bergamaschi avete però un jolly particolare: Crespi d’Adda.
E’ il villaggio operaio meglio conservato dell’Europa Meridionale. Fu fondato nel 1877 da Cristoforo Crespi accanto alla sua industria tessile. Dagli anni 90, mi pare il 95, Crespi d’ Adda è sito Unesco. Ma lo sai Orlando, che io quando parlano questi bergamaschi tante volte non li capisco? E dire che ho sposato una bergamasca di “Cavriat” (NdR Capriate San Gervasio). Ti racconto come ci siamo innamorati.
Ci trovavamo in montagna. La invitai a ballare con ancora su gli scarponi da sci. Ad accorciare le distanze tra di noi ci pensarono i “Procolarum” con “De uaiter sceid of peil”.” “Dai, Nando! Non divagare! Fammi degli esempi di diversità di linguaggio.”
“Ghe pensi!! A domani. “

Il signor Nando racconta che oltre le piastrelle c'è...
O miei sconosciuti lettori vi conto che Il Nando...
Il Nando ha girato l’Italia con le sue piastrelle.
È entrato in luoghi privatissimi, non aperti al pubblico. Ha persino rifatto i bagni anche delle suore di clausura.
E, nei suoi giri, di parole da dialetti diversi ne ha sentite tante.
“Mi hai detto che ti piacciono gli acrostici (1). Abbiamo iniziato questi dialoghi con le carte. Nel poker, per ricordare il valore dei semi, si applica un apposito acrostico scioglilingua:
Come (cuori) Quando (quadri) Fuori (fiori) Piove (picche) che vi presento nella copertina di Pitigrilli, uno scrittore ormai dimenticato.
Orlando, lo sai che a furia di parlare di parole dialettali mi hai fatto venir voglia di riscoprire il mio territorio. Ho scritto sul “ciciarum” a un po’ di conoscenze e amici della zona.”
“Nando, cos’è il ciciarum?”
“E’ quel coso lì che serve per “ciciarare” sul telefonino; il “wotsap.”
Partiamo da qui: da Trezzo sull'Adda La nostra città è ’” Trezz” in dialetto brianzolo e milanese; “Trèss” in dialetto bergamasco ['trɛs] e semplicemente Trezzo in italiano fino al 1862.
Per le altre parole ti ho preparato lecsell”.
“Sei sul pezzo!”
“Ma va là! Io uso ancora i palmi della mano, “i ghei e la bindela”. Però ho tutta una serie di nipoti ipertecnologici a cui chiedere!”
Ci disturba il Ginza. “Alùra Nando! Toca a te dare le carte.”
“Hai ragione Ginza. La scopa prima di tutto.”

Il signor Nando racconta di dialetto in Excel
Vinta alla grande la partita il Nando riprende:
“Come ti dicevo ho rotto a un po’ di amici e ho raggruppato i risultati. Vedi qua sotto il lavoro del Claudio, del Gian e della Terry. Tutto scritto a mano.”
Italiano Sbrigati
Trezzese Dis'cioles
Bergamasco Desdet fo
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Ragazzo
Trezzese Bagai
Bergamasco Scét
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Fuori di testa
Trezzese Balabiott
Bergamasco Stordì
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Sbruffone
Trezzese Bauscia
Bergamasco Sbrofù
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Ciarlatano
Trezzese Barlafus
Bergamasco Sarlatà
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Lavandino
Trezzese Aquiro
Bergamasco Laandì
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Imbranato
Trezzese Ciula
Bergamasco Balengh
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Buttare
Trezzese Trà via
Bergamasco Botà
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Sedia
Trezzese Cadrega
Bergamasco Scagna
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Forchetta
Trezzese Forcheta
Bergamasco Pirù
Milanese ?
(Laura M)
Italiano Fornaio
Trezzese ?
Bergamasco Paneter
Milanese Prestinè
(Paolo P)
Italiano Fragola
Trezzese Magiostar
Bergamasco Fregù Milanese ?
(Laura F)
Italiano Denaro
Trezzese Dané
Bergamasco Sólcc Milanese ?
(Elena M)
Italiano Nebbia
Trezzese Nèbia
Bergamasco Scighera
Milanese Scighera
(Elena M)
Italiano Salumiere
Trezzese Salümér
Bergamasco Cervelé
milanese ?
(Elena M)
Italiano Tasca
Trezzese Sacòcia
Bergamasco Scarsela
Milanese ?
(Elena M)
Italiano Prezzemolo
Trezzese Erburin
Bergamasco Pedersèm
Milanese Erburèn
(Ottavio G)
Italiano Balcone
Trezzese ?
Bergamasco ?
Milanese Poggioeu
(GianTeClau)
Italiano Uva
Trezzese ?
Bergamasco Ùa
Milanese Ùga
"Ma è illeggibile. “dico io.
“Tranquillo. Il Nando sa quel che fa. Ho fatto trascrivere da un altro mio nipote tutte le parole. “
“Ma quanti ne hai?”
“Un tot. Eccoti” lecsell” con i contributi di altri amici che si sono sbattuti per aiutarmi.”
E prima di concludere con la citazione colta questo veloce excursus sulla parola lombarda, ti ricordo che i nostri dialetti, pur avendo le loro fondamenta nel latino, hanno risentito degli influssi dei linguaggi dei popoli longobardi, spagnoli, francesi e austriaci che ci hanno invaso sotto “quel cielo di Lombardia, così bello quand’è è bello, così splendido, così in pace”.
“Bravo! Citare il Manzoni fa sempre bene!”
“Adesso gioco il jolly. “Paracar che scappee de Lombardia “. E’ l’inizio di un sonetto di Carlo Porta composto tra la partenza (San Michee) dei soldati francesi da Milano dopo la caduta di Napoleone e l’attesa degli austriaci. Se non era un invasore, era un altro: tanto per cambiare. Il sonetto tutto intero suona così:
“Paracar che scappee de Lombardia
se ve dan quaj moment de vardà indree
dee on’oggiada e fee a ment con che legria
se festeggia sto voster sant Michee. (1)
Di tutto questo componimento a noi interessa sant Michee.
Nei nostri mondi contadini la scadenza dei contratti d’affitto dei mezzadri o dei braccianti cadeva il 29 settembre –ricorrenza di San Michele. In Milano e il suo circondario essi terminavano l’11 novembre–ricorrenza di San Martino-.
“Fà San Michee” o “Fà San Martìn”, significa quindi traslocare, lasciare ogni cosa. Ma ora ho una domanda io: perché ti interessi di tradizioni?”
“Perché non ne ho o meglio ne ho troppe. E ne so poco di tutte.
Nacqui veronese ma non ne parlo il dialetto perché ai tempi era considerato linguaggio di Serie B. Forse i miei scappavano da un passato che poi era l’alluvione del Polesine che non volevano ricordare. Non so che dirti; non l’ho mai capito. Era cosa di cui non si parlava. Punto e basta. Era come quando si diceva il tale è morto di un brutto male. Quale fosse non era dato saperlo.
Tornando a noi. Il milanese l’ho sentito solo a teatro. Ricordo i mitici “Gufi” e Franco Parenti che recitava poesie del “Porta”.
Quanto al bergamasco; dopo trent’anni mi risulta un po’ ostico.
Se poi pensi che questi articoli nascono dal “Panighet” puoi ben comprendere quanto sia ancora ignorante in materia.
"Hai detto Panighet? E allora riprendiamo a giocare. Ci stanno aspettando.”
Saluti dal Nando e dall’ Orlando.
(1) “Paracarri, soldati francesi, che scappate dalla Lombardia, se vi danno qualche momento per guardare indietro date un’occhiate e fate caso con che allegria si festeggia il vostro trasloco.”
Post scriptum: Io e il Nando abbiamo lasciato il “file” un pochino incompleto. Chiediamo ai gentili lettori di inviarci le parole che mancano. Grazie.